sabato 16 ottobre 2010

ORATORIO ESTIVO

Nell' ambito del "laboratorio di cucina tradizionale" è stata preparata la tipica pasta squillacese,"i gnocchitti", generalmente cucinata con ceci e finocchietti selvatici.









Con la supervisione degli operatori, i bambini hanno preparato un impasto a base di farina di grano duro ed acqua, lavorandolo fino ad ottenere una pasta morbida ed omogenea.
Successivamente è stata spiegata la tecnica di lavorazione per ottenere la forma tradizionale.

Ecco alcune foto del lavoro dei bambini!



 



2 OTTOBRE: LA FESTA DEI NONNI


Un’altra importante iniziativa pubblica, dal titolo “La festa dei nonni”, è stata realizzata sabato scorso dall’associazione Pr.I.So. (Progetto Impegno Sociale) di Squillace, nell’ambito del progetto di Servizio Civile denominato “Anziani tra passato, presente e futuro”. L’evento ha visto un intenso lavoro da parte di Dorotea Bosi, Carmen Fedele, Mario Caso e Giuseppe Conca, i quali, sottolineando la forte sensibilità e lo spirito di cittadinanza attiva dimostrato dagli anziani, dal mondo della scuola e dalle altre istituzioni coinvolte, hanno affermato di aver avvertito “lo spirito di una Squillace pronta a reagire per ritornare a vivere la quotidianità da protagonista, ma soprattutto in armonia ed in unione”. Dagli stessi volontari sono state definite, inoltre, le azioni e gli strumenti di intervento utilizzati per la realizzazione di video-interviste rivolte agli anziani ed agli alunni della prima classe della scuola media di Squillace, i quali, anche grazie all’attiva partecipazione della docente Grazia Montirosso, hanno potuto registrare un videomessaggio per i propri nonni, i quali, in occasione della festa, si sono ritrovati presso i locali parrocchiali di San Giorgio per un momento di socializzazione e di confronto. L’iniziativa è stata anche sponsorizzata dall’amministrazione comunale di Squillace, rappresentata nel corso dell’evento dall’assessore alla Politiche sociali Agazio Mellace, il quale ha evidenziato che “le iniziative promosse dai giovani vanno elogiate, incoraggiate e sostenute per condividere percorsi comuni e caratterizzati da una fattiva collaborazione”. L’operatore locale di progetto Franco Caccia ha affermato che “il progetto è prossimo alla conclusione, ma nonostante ciò ha da sempre scommesso sull’idea di una terza età attiva”. Piena sintonia con questi propositi ha espresso il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo “Vivariense” di Squillace, Pietro Bongarzone, secondo il quale “è necessario che attraverso iniziative di questo tipo vengano rispolverati i nobili valori di un tempo per continuare a mantenerli vivi nella quotidianità”.

2/10/2010

ANZIANI IN FORMA!


La ginnastica dolce, come dice la parola stessa, è caratterizzata da movimenti lenti e graduali che non abbiano un forte impatto per i muscoli, i legamenti e le articolazioni. Con la ginnastica dolce si eseguono i piegamenti, esercizi di stretching per vari arti, allungamenti, ma ogni movimento deve essere necessariamente “dolce”, in quanto ha lo scopo di non stressare il fisico. Grazie a questa ginnastica, lo sforzo fisico viene distribuito su tutto il corpo senza che si abbiano dolori o tensioni in alcuni punti specifici, dovuti a sforzi più intensi. La ginnastica dolce riavvicina gradualmente le persone all’esercizio fisico aiutandole a riacquistare fiducia nel proprio corpo e nelle proprie capacità motorie. Essa migliora la respirazione e aiuta a ripristinare un rapporto più sereno tra mente e corpo. Gli incontri settimanali di ginnastica, hanno lo scopo di favorire la socializzazione e l’impegno delle persone. Occorre che si pensi un po’ a se stessi ed alla propria salute. Inoltre, alle persone non più giovani, si offre la possibilità di mantenere mobili le articolazioni che tendono ad irrigidirsi, sollecitando il tono muscolare, alleviando o risolvendo i piccoli fastidi dovuti alla sedentarietà.

28/09/2010

L'ATTIVITA' VERRA' REALIZZATA FINO AL 28/11/2010

SCATTI D'EPOCA DA SQUILLACE



Inaugurata la mostra fotografica “Scatti d’epoca”, ideata dall’associazione Priso-Progetto Impegno Sociale di Squillace, nell’ambito del progetto di servizio civile denominato “Anziani tra passato presente e futuro”. L’iniziativa ha visto un intenso lavoro dei volontari coinvolti (Bosi Dorotea, Carmen Fedele, Giuseppe Conca e Mario Caso). Durante il convegno di presentazione, i volontari hanno evidenziato il valore formativo dell’esperienza realizzata, sia sotto il profilo delle conoscenze acquisite sia per il calore delle relazioni instaurate con gli anziani che hanno inteso collaborare alla riuscita dell’evento. L’Operatore Locale di Progetto, il sociologo Franco Caccia, ha sottolineato che “il progetto promosso dall’associazione ha rappresentato una vera scommessa, perché abbiamo scelto di esplorare un campo vergine costituito dal coinvolgimento e dalla valorizzazione delle persone anziane all’interno della nostra comunità”. “Le risposte ottenute - ha evidenziato Caccia - nelle diverse iniziative realizzate, ed anche nella realizzazione della mostra, costituiscono la testimonianza migliore ed incoraggiante per la prosecuzione del cammino”. L’assessore alle Politiche sociali di Squillace, Agazio Mellace, ha evidenziato che “in una fase in cui le risorse per il sociale sono sempre più ridotte, l’apporto dei volontari del servizio civile acquista un valore, specie, come nel caso del progetto della Priso, portano avanti iniziative che aiutano la comunità a ritrovarsi”. Facendo, inoltre, riferimento alla recente approvazione del regolamento della consulta per gli anziani, che - ha tenuto a precisare Mellace - “è avvenuta grazie anche all’apporto costruttivo del gruppo di opposizione, è possibile avere uno strumento da sfruttare per il potenziamento delle politiche a favore della terza età”. Piena sintonia con questi propositi ha espresso il segretario regionale dei pensionati Cisl, Giuseppe Mercurio, secondo il quale “sono ormai maturi i tempi per superare momenti di contrapposizione che a Squillace hanno prodotto solo gravi danni”. Il parroco don Giuseppe Megna ha esortato i giovani volontari a proseguire nel loro impegno. Il presidente del circolo ricreativo “Squillace”, Agazio Sinopoli, ha manifestato la sua piena soddisfazione. “Per crescere e migliorare - ha precisato Sinopoli - abbiamo tutti bisogno di nuovi stimoli, ma soprattutto di recuperare lo spirito di collaborazione tra i diversi soggetti operanti nella comunità”.
Il sindaco di Squillace, Guido Rhodio ha salutato con soddisfazione l’iniziativa della Priso, “la cui azione - ha sottolineato Rhodio - risulta costante e concreta. Avere la possibilità di avere occasioni come quella odierna di riflettere insieme su ciò che questa comunità ha saputo fare nel corso dei decenni, non può che costituire un forte stimolo per riprendere l’azione amministrativa, sociale, culturale con maggiore slancio e verso più ambiziosi obiettivi”. Il taglio del nastro inaugurale è avvenuto per mano del signor Maida Antonio, socio più anziano del circolo ricreativo. Agli occhi dei tanti visitatori si sono presentate oltre 150 foto, quasi tutte in bianco e nero, di cui gran parte provenienti da archivi privati, che hanno mostrato una Squillace di altre epoche.
La mostra rimarrà aperta fino al 28 agosto ed è visitabile dalle ore 17,30 alle 20.

11/08/2010

EMERGENZA CALDO: ECCO COME DIFENDERSI!



SQUILLACE - Estate è sinonimo di sole e temperature elevate che spesso possono causare seri danni alla salute.
Allo scopo di fornire ai cittadini squillacesi, e in particolar modo alle persone anziane, indicazioni pratiche su come affrontare il caldo, si è tenuto a Squillace uno specifico convegno, su iniziativa dell’associazione Priso (Progetto Impegno Sociale), nell’ambito del progetto di servizio civile denominato “Anziani tra passato presente e futuro”, con la collaborazione dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro, la parrocchia S. Nicola di Squillace Lido e la Fondazione Calabria Etica.
Dopo i saluti del parroco padre Piero Puglisi, il presidente della Priso, il sociologo Franco Caccia, ha evidenziato che l’aumento della popolazione anziana richiede a tutte le istituzioni ed organizzazioni di guardare a questa fascia della popolazione come persone ancora capaci di dare un loro attivo contributo per le nuove generazioni.
“Per quanto riguarda le politiche della salute - ha aggiunto - ciò comporta la scelta di riservare una maggiore attenzione alla prevenzione”. La volontaria Dorotea Bosi, ha presentato le iniziative finora realizzate nell’ambito del progetto di servizio civile e quelle di prossima attuazione, come l’indagine conoscitiva sui bisogni e sui desideri della popolazione anziana squillacese e la sperimentazione di un laboratorio per la ginnastica dolce.
Pietro Gareri, medico geriatra dell’Asp di Catanzaro, ha precisato che l’attenzione verso i metodi di difesa dal caldo eccessivo è una pratica molto importante per la salute. Nell’estate del 2004, infatti, in Italia si registrarono oltre 4000 decessi di persone anziane proprio a causa dell’eccessiva temperatura climatica.
I rischi maggiori, anche in questo caso, riguardano le persone anziane che vivono da sole. Nel fornire una serie di indicazioni e suggerimenti, Gareri ha suggerito di evitare di uscire da casa nelle ore più calde del giorno, di assicurare uno spazio adeguato nei pasti giornalieri alla frutta e alla verdura, di bere due litri di acqua al giorno, di indossare abiti leggeri.
Mario Cortese, segretario generale della Fondazione Calabria Etica, ha riportato l’esperienza attuata negli anni scorsi a Catanzaro, ad opera di un gruppo di associazioni di volontariato.
“In collaborazione con il Comune capoluogo - ha affermato Cortese - nell’ambito del progetto denominato ‘associazioni amiche’, abbiamo curato la consegna a domicilio di un pasto caldo giornaliero ad anziani che vivevano da sole.
Un’ esperienza che ha rafforzato il convincimento che offrire ad una persona sola, ancor più se ammalata, il conforto di una presenza e di una parola, permette di attivare energie e risorse che consentono di andare avanti con maggiore dignità e serenità”.

22/06/2010

I GIOCHI DI UNA VOLTA



Il progetto di servizio civile denominato “Anziani tra passato presente e futuro”, promosso dall’associazione Pr.I.So. di Squillace, mette a segno un altro importante successo. Nei giorni scorsi, presso le scuole primarie di Squillace Lido si sono tenuti due appuntamenti centrati sulla scoperta del mondo e della vita dei nonni. Una piccola mostra di oggetti e foto da lavoro, da cucina e da arredo, materiale raccolto dagli alunni e dai quattro volontari impegnati nel progetto, ha costituito lo sfondo per i racconti su usi ed abitudini delle famiglie di una volta. Questa fase ha visto anche il coinvolgimento della maestra in pensione Maria Zofrea con l’attiva partecipazione di anziani di Squillace centro e della zona marina. “Il nostro principale obiettivo - ha affermato il presidente dell’associazione Priso, il sociologo Franco Caccia - è di offrire agli anziani di Squillace occasioni per partecipare attivamente alla vita della comunità.
Allo stesso tempo è fondamentale far comprendere alle nuove generazioni il grande valore dell’ esperienza, del saper fare e della saggezza di cui dispongono le persone anziane. Aiutare i bambini ad apprendere attraverso il divertimento ed il gioco è uno delle più efficaci strategie educative”.
A tale scopo i promotori del progetto hanno riservato uno specifico spazio ai giochi di una volta.
E’ stato un vero spettacolo vedere centinaia di bambini partecipare con entusiasmo alle competizioni individuali e di gruppo proposti dagli organizzatori: giochi sconosciuti dalla stragrande maggioranza degli alunni, come il tiro alla fune, la campana, “u strumbu”, “u circhiu”, il gioco dei bottoni, la gara del fazzoletto. Durante gli incontri, alla presenza anche del dirigente scolastico Leone Campanella, il presidente Caccia ha avanzato la proposta di creare un museo permanente della cultura contadina.
La mostra potrebbe essere lo spazio ideale per aiutare le nuove generazioni a ripensare alla vita di una volta, quando, pur in presenza di ristrettezze e difficoltà di ogni tipo, si riusciva a dare il giusto valore ai rapporti umani, alla solidarietà, al rispetto di cose e persone.

21 e 25/05/2010

mercoledì 13 ottobre 2010

ANZIANI A SCUOLA


Nell’ambito del progetto di servizio civile “Anziani tra passato, presente e futuro”, promosso dall’associazione Pr.I.So. (Progetto Impegno Sociale) di Squillace sono state programmate alcune iniziative volte a sensibilizzare la comunità locale sul valore delle persone anziane. Scopo primario del progetto di servizio civile, che vede il coinvolgimento di quattro giovani volontari, è di promuovere iniziative capaci di valorizzare le abilità,le competenze ed i saperi delle persone avanti con gli anni. Del resto senza memoria storica e difficile costruire una vera identità della comunità locale.
Presso il circolo didattico "Cassiodoro", ha avuto luogo la prima iniziativa sul tema “Anziani a scuola”. Con il dirigente scolastico Leone Campanella è stato concordato un piano di lavoro rivolto agli alunni delle terze classi dell’ infanzia e delle prime e seconde classi della scuola primaria di Squillace centro e Squillace lido. I quattro volontari impegnati, con la collaborazione della maestra in pensione Maria Zofrea e la partecipazione di insegnati e alunni delle scuole coinvolte, hanno proceduto alla raccolta di materiale documentario della vita dei nonni per avviare una riflessione con gli alunni attraverso racconti di aneddoti, musiche ed immagini di una volta. "Il progetto - è stato spiegato - mira a sensibilizzare le nuove generazioni alle tematiche relative al dialogo intergenerazionale mediante occasioni di scambio e confronto anche come occasioni per scoprire le tante storie di vita degli anziani, compreso il loro modo di divertirsi". I volontari del progetto, inoltre, promuoveranno con le ultime classi della scuola primaria di Squillace una competizione sportiva centrata sui giochi di una volta: un modo per far conoscere da vicino alle nuove generazioni non solo gli strumenti utilizzati per lo svago dei loro nonni, ma soprattutto per far comprendere loro che il divertimento dei bambini, per essere sano, ha bisogno del rapporto con i coetanei e della creatività.
Il progetto “Anziani tra presente passato e futuro” ideato dal presidente dell’ associazione Priso, il sociologo Franco Caccia, si propone quale vero e
proprio investimento di conoscenza di un mondo, come quella della terza età, in continua crescita ma ancora da scoprire e da rivalutare.

18/05/2010

INTERVISTE

INTERVISTA

dott. Pasquale Muccari

Com'è la qualità della vita, intesa come relazioni, tra gli anziani di Squillace?

È ottima in quanto esiste la solidarietà del vicolo. Gli anziani, ognuno nei rispettivi quartieri, si relazionano fra loro in quanto esistono solidi rapporti di conoscenza che spesso vengono meno nel momento in cui vengono sradicati dal loro habitat e di conseguenza istituzionalizzati. È proprio tale fenomeno che genera nell'anziano la perdita della forza di vivere.

Quanti anziani incontra in un giorno?

Circa il 50% delle visite quotidiane del medico sono dedicate alla fascia degli anziani. Bisogna sottolineare che Squillace, rispetto agli altri paesi, gode di una percentuale di gran lunga inferiore.

Quali sono i bisogni che vi esprimono quotidianamente?

Soprattutto le patologie croniche quali il diabete, l'artrosi, il cardiopalma, etc... Dagli anziani, il medico viene considerato una figura affidabile a cui spesso si fanno confidenze. Vi è un legame psicologico, umano e quasi familiare.

Quali sono le differenze fra i bisogni espressi dagli uomini e dalle donne?

Le donne hanno una maggiore attenzione per i problemi di salute. Loro si curano di più e ciò è dovuto al ruolo che ricoprono all'interno del nucleo familiare.

A suo avviso, cosa si potrebbe proporre per migliorare la qualità della vita degli anziani di Squillace?

Intanto risulta fondamentale l'assistenza domiciliare. Sicuramente il secondo passo è rappresentato dai centri sociali, luogo in cui l'anziano può comunicare e relazionarsi con gli altri. Sarebbe anche opportuno creare delle fitte reti di incontri fra le famiglie in quanto queste rappresentano le prime formazioni sociali in cui si sviluppa la personalità del singolo individuo.

Quanti anziani di Squillace sono autosufficienti? Quanti non autosufficienti? E quanti parzialmente sufficienti?

È una statistica alla quale non si può rispondere poiché la perdita dell'autonomia non è solo fisica, ma anche e soprattutto psicologica. Per esempio, io sono costretto a fare visite domiciliari anche se l'anziano riesce tranquillamente a camminare.

Spiegazione del progetto...a suo giudizio, su cosa dobbiamo porre l'attenzione?

Io sono molto pessimista in questa circostanza. Penso che Squillace sia arrivata ad un punto di non ritorno in quanto si è verificato un cambiamento radicale della società e del mondo dei giovani.

Secondo lei, pertanto, il nostro progetto è fallito in partenza?

No. Si tratta solo di una mia opinione. Servirebbe una strategia da sviluppare.


INTERVISTA

Peppe Mercurio

Com'è la qualità della vita, intesa come relazioni, tra gli anziani di Squillace?

Le politiche sociali istituzionali devono essere attuate a livello proporzionale rispetto ad una serie di circostanze quali: l'allungamento della vita, il mondo degli anziani che aumentano, etc... c'è una grande povertà dal punto di vista relazionale. Non è relazionalità lo stare insieme alla panchina per parlare del tempo o dello sport. Il mondo degli anziani deve essere sollevato da una sensibilità istituzionale che permette di creare relazioni. I punti di aggregazione sono i bar in cui si gioca a carte o le passeggiate. Il giudizio è negativo in quanto mancano i centri di aggregazione sociale finalizzati agli anziani in cui si potrebbero innescare sistemi giovanili di volontariato. La vicinanza istituzionale è pari a zero quindi gli anziani rimanendo soli, rimangono appiattiti. Questo significa disperdere un patrimonio norme. A volte l'anziano si rifugia nella famiglia perché non sa dove andare.

Quanti anziani incontrate in un giorno?

Pochi anziani si rivolgono a me per una sorta di segratariato sociale che mi sono ritagliato. Questo perchè noi abbiamo una sola sede operativa che risolve problemi prettamente burocratici.

Quali sono i bisogni che vi esprimono quotidianamente?

Oltre ai bisogni prettamente burocratici, c'è gente che viene anche per consigliarsi a livello personale. Mi confidano problemi che vengono risolti soprattutto con il dialogo.

A suo avviso, cosa si potrebbe proporre per migliorare la qualità della vita degli anziani di Squillace?

Sicuramente bisogna migliorare a livello istituzionale: il primo interlocutore personale diventa il comune. Se in un bilancio comunale non viene messo neanche un euro per creare una condizione migliore per gli anziani questo è grave. L'anziano si accontenta di poco. Un comune deve avere la sensibilità di capire che gli anziani hanno bisogno degli strumenti adatti per migliorare la loro situazione e mi riferisco in particolare all'apertura di centri di aggregazione.... Anche la chiesa ha abdicato rispetto al ruolo che svolgeva in passato. Non sono più funzionali rispetto a questi bisogni.

Spiegazione del progetto..... A suo giudizio, su cosa dobbiamo porre l'attenzione?

Bisogna ascoltare i diretti interessati, cioè gli anziani. Voglio dire che solo quando si crea una relazione con loro, successivamente si può provare a stimolarli.


INTERVISTA

Padre Piero

Com'è la qualità della vita, intesa come relazione, tra gli anziani di Squillace Lido?

Sicuramente a Squillace Lido c'è un numero di anziani inferiore rispetto a Squillace. Per quanto riguarda la qualità della vita, posso dire che le relazioni primarie sono quelle familiari in quanto l'anziano sta prevalentemente a casa. C'è poi chi partecipa alle attività parrochiali e quindi ha la possibilità di relazionarsi con gli altri, però, tolta la parrocchia non ci sono alternative. Noi abbiamo cercato di dedicare un ambiente agli anziani, soprattutto a quelli che si riuniscono in strada, ma purtroppo, non ci siamo riusciti principalmente per mancanza di volontà. Quindi, tolta la parrochia, non c'è niente, per non parlare di Fiasco Baldaia che è tagliata fuori.

Secondo voi, fra le realtà di Squillace Lido e Fiasco, un vero limite può essere rappresentato dall'appartenenza dei residenti a matrici confessionali diverse?

Questa situazione non riguarda solo gli anziani ma tutti gli abitanti. A Fiasco si è creata una sorta di evangelizzazione perchè sono tutti Testimoni di Geova. Non c'è verso di farli incontrare e questo è un grosso limite. Se ci fosse la possibilità, lì si potrebbe creare un luogo di cultura al di là della fede comune. Purtroppo è stato promesso di tutto ma praticamente non è stato concretizzato niente.

Quanti anziani incontrate in un giorno?

Non più di quindici anziani.

Quali sono i bisogni che gli anziani esprimono quotidianamente?

Non esprimono bisogni. Anche gli stessi uomini non si esprimono molto. Non c'è iniziativa, non c'è bisogno reale.

Quali sono le differenze fra i bisogni espressi dagli uomini e dalle donne?

Le donne manifestano un bisogno religioso, una fede reale. Quello che riscontro di frequente è una voglia di compagnia, di parlare.

A suo avviso, cosa si potrebbe proporre per migliorare la qualità della vita degli anziani di Squillace?

Credo che fare una sorta di sondaggio sui bisogni degli anziani aiuterebbe anche a noi come parrocchia. Io credo che si può fare molto anche se bisogna insistere.

Spiegazione del progetto.... a suo giudizio, su cosa dobbiamo porre l'attenzione?

Il vostro progetto è molto interessante perchè mentre l'assistenza domiciliare finisce, questa sorta di animazione può attivare qualcosa di più grande. È importante iniziare un percorso attivo e spero che il progetto si realizzi.


INTERVISTA

dott. Franco Maida

Com'è la qualità della vita, intesa come relazioni, tra gli anziani di Squillace?

Gli anziani di Squillace non sono “chiusi”, tra di loro c'è relazione.

Quanti anziani incontrate in un giorno?

Al giorno incontro pochi anziani, circa cinque, anche perchè cerco di risolvere alcuni problemi per telefono. Il medico è visto anche come una figura alla quale ci si può affidare per consigli extramedici. In particolare le donne (vedove) cercano sostegno che non sia solo per cure mediche.

Quali sono i bisogni che vi esprimono quotidianamente?

Il bisogno più comune è quello dell'assistenza.

A suo avviso, cosa si potrebbe proporre per migliorare la qualità della vita degli anziani di Squillace?

Secondo me, l'unica cosa da fare è coinvolgerli nelle cose che facevano in passato. Per esempio nell'artigianato.

Spiegazione del progetto..... A suo giudizio, su cosa dobbiamo porre l'attenzione?

Non credo nel progetto perchè non vedo un filo conduttore tra il presente e il passato.


INTERVISTA

Ciccio Megna

Com'è la qualità della vita, intesa come relazioni, tra gli anziani di Squillace?

La qualità della vita è creata dalla persona stessa che tende a trovare un proprio equilibrio ed una certa tranquillità. Purtroppo, nel nostro paese, non esiste una solida organizzazione che crea punti d'incontro. Proprio per questo motivo ho pensato di aprire un centro per gli anziani.

Quanti anziani incontrate in un giorno?

Tanti in quanto l'associazione me lo permette. Circa venticinque persone al giorno.

Quali sono i bisogni che vi esprimono quotidianamente?

Sicuramente più di uno. L'anziano ha bisogno di vicinanza, di ascolto e di aiuto creando rapporti di dialogo e di confronto.

Quali sono le differenze fra i bisogni espressi dagli uomini e dalle donne?

La donna riempie il suo tempo dedicandosi alla famiglia e alla casa mentre l'uomo preferisce uscire e creare contatto con altra gente.

A suo avviso, cosa si potrebbe proporre per migliorare la qualità della vita degli anziani di Squillace?

Le varie istituzioni dovrebbero darsi maggiormente da fare. Purtroppo c'è una frantumazione enorme fra di loro in quanto ognuno cammina per conto proprio non trovando punti d'incontro. Il mio consiglio? Organizzare gite non molto dispendiose, meglio ancora se gratuite; organizzare riunioni e convegni sugli anziani per fornire suggerimenti di vario genere; aprire sale per creare punti d'incontro e di dialogo.


INTERVISTA

prof. Antonio Conca

Com'è la qualità della vita, intesa come relazioni, tra gli anziani di Squillace?

Mi compiaccio per l'iniziativa e per l'apertura di questa nuova sede. Formulo i più sentiti auguri per un lavoro proficuo che sia capace di sanare le problematiche della terza età che purtroppo viene vista molto male nelle sue diverse sfaccettature. Portare avanti le problematiche del territorio è qualcosa di non è sentito, se non dal punto di vista assistenziale, cioè il disbrigo di alcune domande burocratiche relative alle pensioni, agli assegni familiari ed alla disoccupazione. In questo paese manca il dialogo, c'è molto mutismo. Non c'è un centro di accoglienza per gli anziani, non esiste un punto di incontro in cui ci si possa incontrare, parlare, mettersi in relazione e confrontarsi non solo a livello personale, ma anche tenendo conto delle relazioni fra anziani e ambito territoriale. L'anziano viene visto come un ferro vecchio da buttare, come una parentesi che si apre e poi si chiude, ma sappiamo tutti che non è così in quanto l'anziano è una persona attiva che sin dai tempi dei greci è stato sempre al centro della società. Egli ha un'esperienza di vita e di lavoro che può risultare necessaria quando è messa a disposizione di altri soggetti. Pertanto sarebbe opportuno far tesoro della loro esperienza.

Siamo certi che esistano anziani disposti a dare una collaborazione? Fino a che punto si può spingere ad organizzare iniziative?

La mia disponibilità c'è, ma la questione è molto sottile perchè a Squillace non è stato mai portato avanti questo problema. Se si è legati al concetto del “chissà?” non si potrà mai sapere. Bisogna partire con un solo progetto che miri a focalizzare l'utilità dell'anziano.

Quali sono i bisogni che gli anziani esprimono quotidianamente?

Il bisogno più avvertito è quello della compagnia. La solitudine fa paura. Molti anziani non escono per problemi di salute e sono costretti a trascorrere le giornate davanti alla televisione in attesa della morte. Bisogna studiare i metodi attraverso i quali si possa diminuire il problema della solitudine.

Un tempo, quale ruolo aveva la donna all'interno della società?

Le donne avevano una grande responsabilità sia dal punto di vista educativo che da quello prettamente patrimoniale. Esse dovevano far quadrare il bilancio familiare. Era il bisogno e le necessità difronte ai problemi economici a fare aguzzare l'ingegno delle donne. Per esempio, il pranzo era anche la cena. Oggi, molte problematiche sono state superate. La vita ha fatto passi da gigante.

Spesso si rimembra il glorioso passato. Si ricorda una Squillace protagonista, una città prima donna in un contesto regionale su qualunque fronte. Dalla Squillace dei tempi d'oro ad una Squillace “morta”. Quali le cause di questo declino?

Un tempo dal punto di vista della quantità e della qualità del lavoro Squillace offriva molto. Mi riferisco ai tempi relativi alla costruzione e al miglioramento degli edifici pubblici quali: le scuole, la pretura, l'A.S.L, la caserma e le carceri. Le rimesse che venivano a Squillace erano proficue e permettevano alle varie amministrazioni di realizzare qualcosa di utile per la collettività. Oggi ci sono ristrettezze economiche a livello locale. Bisogna fare delle scelte e spesso queste risultano sbagliate.


INTERVISTA

Don Peppino Megna

Com'è la qualità della vita, intesa come relazioni, tra gli anziani di Squillace?

La famiglia è un punto forte in quanto le relazioni si sviluppano prevalentemente in casa. Altre relazioni, sia dal punto di vista civile che religioso, non esistono in quanto non ci sono strutture idonee per gli anziani.

Quanti anziani incontrate in un giorno?

Non ci sono incontri sistematici, ci si incontra per caso e quindi non c'è un rapporto concreto.

Quali sono i bisogni che vi esprimono quotidianamente?

Non hanno grandi necessità perchè fanno riferimento e trovano risposte nella famiglia. Riescono ad avere tutto ciò di cui hanno bisogno vivendo la quotidianità.

Quali sono le differenze fra i bisogni espressi dagli uomini e dalle donne?

Gli uomini trascorrono la maggior parte del tempo fuori casa, preferiscono stare a contatto con altra gente. Le donne, invece, preferiscono stare in casa, dedicandosi alla cura personale e a quella della famiglia stessa.

A suo avviso, cosa si potrebbe proporre per migliorare la qualità della vita degli anziani di Squillace?

Non avendo molte esigenze l'unico bisogno è l'assistenza, una sorta di compagnia. Faccio riferimento alla teoria di Don Giovanni Bosco: fate che si sentano amati e rispettati , sappiateli ascoltare. Per esempio quando vado a trovare gli ammalati, sono felici solo per il sacramento della comunione.

Tra il passato e il presente, esiste un punto d'incontro? Le tradizioni di ieri possono avvicinarsi a quelle attuali?

Gli anziani rievocano il passato come un tempo migliore rispetto a quello attuale. Oggi c'è troppo individualismo, egoismo mentre una volta esisteva, o meglio, si faceva la solidarietà e si condivideva tutto.

Per avviare il nostro progetto, come possiamo avere un primo contatto con gli anziani?

Farsi conoscere è il primo passo, magari fermarsi a parlare anche per strada, creando in loro curiosità e interesse. Questo bisogna farlo con molta discrezione cercando di fargli capire che voi non agite per interesse personale. Dovete entrare nei loro affetti dandogli il modo di fidarsi di voi.


ATTIVITA' REALIZZATE DAL 01/03/2010 AL 01/04/2010

ANALISI CONOSCITIVA DEI BISOGNI DEGLI ANZIANI

REPORT

L’incremento dell’incidenza della popolazione anziana in Italia è fenomeno ormai assodato. Il rapporto tra ultra 64enni e giovani ha assunto proporzioni notevoli e supera, al 1° gennaio 2009, quota 143; in altre parole nel nostro Paese gli anziani sono circa il 43 per cento in più dei giovani. Questo valore, non lontano da quello dell’anno precedente, colloca l’Italia al secondo posto nella classifica dei paesi europei. In Europa solo la Germania presenta un indice di vecchiaia più accentuato.
"La regione più anziana è la Liguria, la più giovane la Campania. Il rapporto tra popolazione giovane e anziana e popolazione in età attiva supera nel 2008 il 51%, uno dei livelli più elevati dell'Unione", dice l'Istat.
L'invecchiamento degli italiani trova giustificazione nell'alto tasso di longevità -- ai primi posti in Europa -- ma anche nel basso tasso di natalità. Se da un lato l’invecchiamento della popolazione testimonia il miglioramento delle condizioni di vita della nostra società, dall’altro pone precise urgenze nella gestione del sistema sociale di un Paese.

Il fenomeno anziani deve essere letto in termini positivi. Il mondo moderno non ha “inventato” la vecchiaia, ma ha fatto sì che questa diventasse una condizione di vita generalizzata: per la prima volta nella storia un grande numero di persone raggiunge l’età anziana. In altre parole la società moderna ha la possibilità di “utilizzare” le persone per più tempo così come queste possono arrecare alla società un apporto per un tempo più lungo.

Si può ancora osservare che tale aumento della longevità non ha cause precisamente identificabili, ma può essere addebitabile a molti fattori (alimentazione, igiene, cultura, attività fisica, ecc…).

Quando si parla del “problema anziani” si parla quindi di una impreparazione della società a gestire tale fenomeno, in quanto si è svolto troppo velocemente - nel corso di un secolo - per riuscire ad adeguare coerentemente le strutture sociali.

Nell’immaginario collettivo diventare anziano significa il più delle volte, andare incontro ad una fase della vita connotata da eventi negativi. Si parla di terza età prendendo in considerazione la fascia dai 60 ai 75 anni, mentre coloro che superano questa fascia sono ormai considerati persone della quarta età.

In una prospettiva sociale è necessario chiedersi: l’anziano che cosa vuole essere, che cosa vuole fare, chi è? È la persona che legge il giornale la mattina e passa il pomeriggio dal medico per una prescrizione di farmaci - attento a tutti i suoi problemi fisici che pensa il medico risolva - o è una persona che vuole essere ancora attiva nella società? Questo è il grande problema che anche l’anziano deve risolvere. Ma anche la società deve riconoscere il ruolo della persona anziana, a prescindere dagli stereotipi attuali.

L’anziano viene percepito come una persona lenta, inutile e dall’intelligenza appannata. Nel passato si nutriva grande rispetto per loro. E ora? Se ci soffermiamo ad analizzare la situazione al giorno d’oggi, constatiamo che presso alcuni popoli la vecchiaia è ancora valorizzata e rispettata. In particolare, nelle antiche civiltà, del tutto diverse da quelle occidentali odierne, gli anziani erano considerati fonti di straordinaria saggezza. A loro e alla loro esperienza veniva affidato il compito di guidare i giovani attraverso i pericoli del mondo. Erano apprezzati, valorizzati, rispettati. Erano una parte attiva e importante della società in quanto dopo aver dedicato una vita alla famiglia al lavoro, costellato quest’ ultimo da tante fatiche, strapazzi e sacrifici, pur continuando a vivere nel nucleo famigliare, si tirava un po' in disparte, sostituendo la propria attività produttiva con la trasmissione di esperienza, dimostrandosi ancora utile, come punto di riferimento. Come padre insegnava e suggeriva ai figli, programmi di lavoro e accorgimenti per una miglior conduzione delle rispettive attività e compiti. Come Nonno invece si teneva vicino i nipoti grandicelli parlando loro della natura, degli animali, insegnava a leggere l'orologio. Mentre la Nonna si dedicava alla casa, conservando il "bastone del comando", cioè le chiavi, e spesso accudiva ai nipotini più piccoli se la loro mamma era impegnata altrove. L'Anziano era ascoltato, consultato, rispettato, e, al bisogno, assistito fino allo stadio terminale, cioè moriva in casa. In sostanza i ritmi, il tenore di vita, le esigenze degli uomini di ieri, coincideva col la scansione del tempo, che era abbastanza lenta; non c'era fretta, né affanni, né stress, né frustrazioni.

... Nella nostra civiltà occidentale,invece, tutto ciò viene meno a causa di una mentalità che pone al primo posto l’utilità immediata e la produttività dell’uomo. Per questo motivo la cosiddetta terza età è spesso svalutata e gli anziani stessi sono indotti a domandarsi se la loro esistenza sia ancora utile a qualcosa. E se ieri gli ideali erano: coscienza, altruismo, solidarietà, comprensione, tali ideali sono stati sostituiti dai miti di oggi: giovanilismo, produttivismo, consumismo, denaro, potere, confort.

Purtroppo l'anziano oggi è messo in una situazione scomoda, e di non facile soluzione.

Questo è il grande problema che anche l’anziano deve risolvere. Ma anche la società deve riconoscere il ruolo della persona anziana, a prescindere dagli stereotipi attuali.

Si accenna a quelli più comuni: il primo, che considera la vecchiaia uguale a malattia, non è vero. Certamente con il passare dell’età ci può essere la predisposizione a qualche patologia, ma non è vero che vecchiaia coincida con la malattia, anzi sembra in effetti che oggi si arrivi alla vecchiaia in condizioni migliori rispetto al passato. Anche il secondo, che considera gli anni della vecchiaia come anni “di pace”, non è vero: le persone devono costantemente adattarsi al proprio ambiente di vita, ai cambiamenti del proprio corpo, ecc, come, nelle dovute proporzioni, nelle altre fasi della vita. Se si considerassero coerentemente le istituzioni assistenziali, si noterebbero le dinamiche psicologiche e spirituali degli ospiti e i conseguenti bisogni assistenziali anche in questo ambito; l’istituzione assistenziale non è quell’ambiente di pace, come qualche volta si vuol leggere.

Il terzo pregiudizio, secondo il quale dopo i 65 anni le persone invecchiano in modo drammatico, non è ancora vero: gli stessi segni che si accreditano alla anzianità - gli occhiali, i capelli bianchi, la barba bianca, modestissime limitazioni funzionali – possono arrivare prima dei 65 anni, e anche molti anni prima. I segni che noi accreditiamo alla vecchiaia, non sono veramente la vecchiaia. Il quarto, secondo cui gli anziani sono rigidi, fissi, incapaci di cambiare, non è neppure vero. Certamente, come in tutte le altre fasi della vita, dobbiamo utilizzare una didattica diversa.

STEREOTIPO

DESCRIZIONE

1. Vecchiaia uguale malattia

L’invecchiamento in se stesso non è causa di malattia, ma la probabilità di avere malattie croniche è maggiore negli anziani.Tuttavia, anche soffrendo di alcuni disturbi cronici, gli anziani possono adattare il loro stile di vita e il loro ambiente.

2. Gli anni della vecchiaia sono anni tranquilli, è l’età d’oro della vita

Non è vero, né desiderato dagli anziani, la vita è una sfida all’adattamento e ciò vale anche per la vecchiaia.

3. Dopo i 65 anni le persone invecchiano in modo drammatico

I cambiamenti del corpo, associati all’età, sono continui. Alcuni cambiamenti si verificano già verso la quarantina, come l’ingrigire dei capelli e il diminuire dell’acutezza visiva. Alcune funzioni del corpo variano nell’età anziana secondo l’ereditarietà, la dieta, l’occupazione, i fattori ambientali, lo stile di vita

4. Gli anziani sono rigidi, fissi, incapaci di cambiare

Agli anziani occorre maggior tempo per assimilare nuove conoscenze, per rispondere e per prendere decisioni, ma questa non è rigidità. Inoltre, la capacità dell’anziano, varia in base a molteplici fattori (stile culturale di apprendimento, educazione all’apprendimento, linguaggio, ambiente, farmaci, deficit sensoriali, capacità cognitiva, ecc…)

Veniamo ora a considerare più direttamente la persona anziana.

Si deve affermare prioritariamente che quando si parla di anziani non si parla di un gruppo omogeneo. In questo ambito infatti si possono distinguere almeno tre fasce di età: 65, 75 e 85 e i bisogni sociali, psicologici, spirituali sono chiaramente diversi, come anche i bisogni assistenziali.

Ancora, l’invecchiamento non inizia a 65 anni: i 65 anni sono l’età che il cancelliere Bismark fissò, nel diciannovesimo secolo, quale limite per porre in pensione i funzionari imperiali. Il processo di invecchiamento della persona inizia già alla nascita, per cui si dovrebbe leggerlo meno drammaticamente. Il processo di invecchiamento è tale che quando un bambino nasce è già anziano biologicamente di nove mesi; poi questo processo di invecchiamento segnerà tutto l’arco della vita. Quindi è nell’arco della vita che si deve leggere l’invecchiamento, arco della vita nel quale si assiste a una serie di acquisizioni e perdite costanti.

Esiste un momento nel quale ci si accorge personalmente di invecchiare?

Fondamentalmente, ci si accorge di invecchiare quando non si possono più fare due cose insieme, quando per fare una cosa ci vuole più tempo e quando il risultato non è più quello di una volta. Questi sono i segni che il nostro corpo ci manda per avvisarci che l’invecchiamento sta entrando in una fase più prossima.

D’altra parte la persona non ha solo un età cronologica, la differenza cioè degli anni tra la data di nascita e la data in cui si vive; ha anche un età biologica. Ad esempio, se una persona ha fatto lavori molto faticosi è possibile che l’età biologica superi l’età cronologica, cioè le fatiche del lavoro si sono ripercosse fisicamente in modo tale che l’età cronologica non corrisponde con l’età biologica. Si ha poi, un’età soggettiva, cioè l’età che ciascuno si assegna: è un età molto difficile da darsi, perché non ci si rende conto del passare del tempo, si pensa di essere sempre le stesse persone. Ha poi un età funzionale, quella cioè necessaria per svolgere un’attività. Ad esempio, per un atleta l’età funzionale è già molto elevata oltre i 30 anni, per un impiegato può arrivare anche a 65 anni. Ultima è l’età sociale, cioè l’età che danno gli “altri”. Il segreto dell’eterna giovinezza è allora quello di frequentare gruppi di persone di età più anziana: si verrà sempre riconosciuti come persone “giovani”.

La vecchiaia è così un tempo di trasformazioni fisiche, psicologiche e sociali: la persona tende ad accentrare l’attenzione su se stessa, man mano che cresce l’età. Per vivere bene la vecchiaia bisogna dare un senso all’età che si vive, come in tutte la età. Una preoccupazione, questa, che dovrebbe cominciare verso i 55 anni. Questo perché, ad esempio, lo stesso pensionamento può essere fonte di stress. Molti suicidi nella popolazione anziana avvengono nell’ambito assistenziale istituzionale, ma anche nella società in generale, proprio come conseguenza di uno stress derivante dall’abbandono del lavoro. La persona anziana deve scoprire nuovi valori di vita, nuovi ambienti di vita, deve anche imparare a confrontarsi con nuovi limiti, deve imparare ad accettare alcune limitazioni. E deve imparare ad affrontare la solitudine, questo specialmente la donna, una donna che ha una buona probabilità di rimanere vedova. Invecchia bene solo chi accetta di diventare vecchio. Generalmente si sopporta di diventare vecchi, ma il concetto è diverso: si deve accettare di diventare vecchi.

OBIETTIVI DELL’ANZIANITA’:

· Scoprire nuovi valori di vita;

· Trovare nuove modalità di esplicazioni delle proprie esigenze;

· Adattarsi a nuove modalità di vita e a nuovi ambienti di vita;

· Imparare a confrontarsi con nuovi limiti;

· Imparare ad affrontare la solitudine.

Oltretutto la vecchiaia non è un diritto. Allora il “buon vecchio” è quello che vive la sua vita senza fratture, ha un passato, vive il presente, ha un atteggiamento di speranza verso il futuro. Un “buon vecchio” che non deve essere però idealizzato: è una persona che può avere anche i suoi difetti.

Ancora, quando si legge la singola persona anziana, si deve dire che l’invecchiamento è un processo personale, poiché l’età anziana è la sommatoria della storia relazionale, sanitaria, professionale e culturale.

Allora cosa significa affrontare il problema anziani? Significa, primo, vedere come la persona anziana considera se stessa, poi cosa richiede la società alla persona stessa. Sono due problemi strettamente collegati. Il presupposto fondamentale è quello di riconoscere le persone anziane come interpreti sociali e conseguentemente modificare coerentemente la società.

Una volta riconosciuto che una elevata componente della popolazione è in età anziana, si dovrebbe modificare in tal senso gli elementi della vita sociale. Ad esempio, compilare un bollettino di conto corrente postale è una cosa che può dimostrarsi difficile perché occorre scrivere lettere dentro caselle molto piccole. Non è l’unico esempio che si può fare: è semplicemente la dimostrazione che

si considera la società prevalentemente giovanile. Anche la televisione non ha ancora ben chiara un’immagine coerente della persona anziana: c’è anche un giovanilismo che pervade la rappresentazione dell’anzianità. Occorre quindi riprogettare le strutture sociali, anche assistenziali, per offrire soluzioni più dignitose del valore della persona.

In sintesi, quando si parla di una società futura occorre considerare che si avranno sempre più due categorie di anziani: l’anziano sostanzialmente giovane, acculturato, indipendente economicamente, che reclama una permanenza sulla scena sociale, l’anziano solo con scarse risorse economiche ed elevate necessità assistenziali.

Allora cosa dovrebbe fare la società? rivalutare l’immagine sociale della vecchiaia e predisporre interventi a sostegno della vecchiaia.

Essi sono custodi della memoria collettiva, sono le nostre testimonianze e perciò interpreti di ideali e di valori comuni che reggono e guidano la convivenza sociale. Escluderli è come rifiutare il passato in cui affondano le radici del presente in nome di una modernità senza memoria. Gli anziani, grazie alla loro matura esperienza, sono in grado di proporre ai giovani consigli preziosi. Occorre quindi convincersi che è proprio di una civiltà pienamente umana rispettare e amare gli anziani e fare in modo tale che si sentano parte viva della società moderna, perché è anche grazie a loro che oggi siamo qui a parlare… Non lasciamo che la vecchiaia diventi un'agonia, un tormento che ti accompagna fino alla morte. Apriamo gli occhi, gli anziani non sono qualcosa da sfruttare e poi scartare quando non ci servono più, tocca a noi valorizzare quelle persone che hanno dato i momenti migliori della loro vita per noi. Non escludiamoli dal mondo, approfittiamo della loro infinita saggezza e bontà finché possiamo, non dobbiamo permettere che i loro ultimi attimi su questo mondo siano macchiati di solitudine e sofferenza... chiamiamoli più spesso, andiamo a far loro visita, portiamoli "a spasso", ascoltiamo i consigli che ci danno... Dopo sarà troppo tardi.

Il nostro progetto di servizio civile nasce, appunto, da questo assunto: superare lo schema tipo dell’anziano ormai passivo e bisognoso solo di servizi socio-sanitari. Lo scopo principale del progetto è di mettere in atto una moderna sperimentazione di promozione della salute. Come autorevolmente sancito dall’OMS, la salute non è la semplice assenza di malattia ma è una condizione di benessere psico, fisico e relazionale della persona all’interno del contesto in cui vive. Il concetto comprende il miglioramento degli stili di vita così come quello dell’ambiente,ma sottolinea la necessità di un forte investimento nell’area delle relazioni intese come vere e proprie determinanti di salute.

Per riuscire a realizzare l’obiettivo del progetto, abbiamo intervistato alcuni esponenti di spicco della comunità di Squillace, allo scopo di individuare insieme i bisogni degli anziani. I testimoni privilegiati intervistati sono stati:

Pasquale Muccari

Dottore

Antonio Conca

Professore

Franco Maida

Dottore

Padre Piero

Parroco di Squillace Lido

Don Peppino

Parroco di Squillace

Paolo Mercurio

Postino di Squillace Lido

Ciccio Megna

Centralinista ospedale

Peppe Mercurio

Direttore poste

Sentiti i loro pareri, riteniamo sia opportuno e doveroso perseguire alcune strategie fra le quali assumono rilevanza: il coinvolgimento nelle attività che l'anziano svolgeva in passato; il ritorno alle tradizioni ed un maggiore coinvolgimento delle famiglie nella vita dell'anziano. Per approfondire l’indagine, inoltre, abbiamo pensato di sottoporre la popolazione ultra 65enne di Squillace Centro, Squillace Lido e Fiasco Baldaia ad un questionario che ci aiutasse ad avere un primo contatto con la gente, ma soprattutto a comprendere i bisogni che manifestano quotidianamente.

ATTIVITA' SVOLTA DAL 08/01/2010 AL 01/03/2010